GIARDINI DI PLASTICA – CAMPO PISANO – SARZANO – SANTA CROCE – SAN BERNARDO – EMBRIACI – SANTA MARIA DI CASTELLO – SANTA MARIA IN PASSIONE
A piedi: 30 min
Mezzi Pubblici: Metro Sant’Agostino
Dalla piazza Dante del primo Novecento, imbocca via D’Annunzio sino ai giardini Baltimora, detti giardini di plastica. Questo gelido scenario “urban style”, circondato dai grandi contenitori di uffici, era sino agli anni sessanta una delle zone più caratteristiche del Centro Storico di Genova, via Madre di Dio, antico caruggio popolare soggetto dei racconti nostalgici dei nonni. Per vedere ad occhio nudo lo stacco, la spaccatura, la voragine fra vecchio e nuovo, risali vico Superiore di Campopisano sotto l’arcata del settecentesco ponte di Carignano. Campopisano è un cioccolatino da scartare, tempio a ricordo della celebre battaglia della Meloria del 1284 in cui la flotta genovese distrusse la nemica Repubblica marinara di Pisa, imponendosi come dominatrice. Si racconta che migliaia di prigionieri pisani furono condotti a Genova e incarcerati, pochi riuscirono a sopravvivere. La leggenda narra che i corpi vennero sepolti proprio qui, sotto i tuoi piedi…
Prosegui lungo vico dietro il Coro di San Salvatore per risalire in piazza Sarzano. Attraversa il piazzale, un tempo a picco sul mare, continua a salire verso piazza Santa Croce e poi giù, nelle scure budella dell’omonimo caruggio, protetti dalla schiera degli alti palazzi, le ottocentesche abitazioni popolari che come soldati di guardia attendono petto in fuori al cospetto del traffico incessante della strada sopraelevata. Al termine della discesa svolta a destra in salita a Santa Maria di Castello, poi a sinistra in piazza Leccavela e ancora a destra in vico dietro il Coro di San Cosimo; subito si riconoscono le pietre consumate dell’antico edificio religioso fra gli odori speziati e la densa quiete, i raggi del sole sono rari e faticano a scivolare sulle tue spalle ostacolati dagli archivolti e dai panni stesi. La facciata della chiesa dà sulla piccola piazza di San Cosimo. Quando la chiesa è aperta, oltre la porta verde, troverai uno scrigno di rara bellezza, un concerto umile e sottovoce di marmi e pietre grigie, fredde al tatto, bollenti all’animo.
Proseguendo in via di San Cosimo gira a destra in via San Bernardo, nelle ore notturne zona frequentata dalla movida, di giorno una silenziosa risalita fra antiche botteghe e palazzi storici della città vecchia (vale la pena fermarsi ai civici 10 e 12 e lanciare l’occhio oltre le sbarre…). Tira su a destra in vico dei Giustiniani: piazza Embriaci arriva che non te l’aspetti, così semplice e imperfetta. Scalino dopo scalino guadagni il dorso del colle, il più antico insediamento della città.
Non guardarti i piedi, e non accontentarti della prima cosa che attira la tua attenzione, come un gatto a caccia della preda voltati a destra e a sinistra e poi in alto verso il cielo, quassù ogni cosa indica qualcos’altro, lasciati cogliere impreparato… Alta sopra la tua testa la Torre degli Embriaci e a pochi passi la facciata in stile romanico dell’antichissima chiesa di Santa Maria di Castello databile ancora prima dell’anno 900. Lungo la via di Santa Maria di Castello ecco la piccola piazza di Santa Maria in Passione…
La voragine, il cratere nel cuore,
luce spenta, Santa Maria in Passione.
E’ la scultura senza firma e nome,
il dipinto a caso che ingoia il sole
e il taciuto inspira e attesa rimanda.
Oltre la porta ferrata, socchiusa,
un dio che non si prega e non si canta.
Attraversa l’arco di Santa Maria in Passione, scendi molto lentamente e gira a sinistra in via Mascherona e quindi a destra sotto l’arco di via degli Alabardieri, dove gli anni hanno impietrito le lacrime che colano dalle pareti. Tira su a destra in vico Vegetti e poi a sinistra scendi in vico Amandorla e quindi stradone Sant’Agostino, a salire per tornare in piazza Sarzano.
Gabriele Serpe
[Campo Pisano, foto di Diego Arbore]