SAN LORENZO – BANCHI – SOTTORIPA – FOSSATELLO – LOMELLINI –BALBI – SPIANATA CASTELLETTO – VIA GARIBALDI – LUCCOLI – SAN MATTEO
A piedi: 3 ore
Mezzi pubblici: Metro De Ferrari, San Giorgio
Naso all’insù quasi a voler agganciare l’ultima punta del campanile della Cattedrale di San Lorenzo, scendi a sinistra in via di Scurreria che come un ruscello scivola sino all’ingresso di Palazzo Imperiale. Dopo pochi metri, sulla sinistra, ti sorprende vico degli Indoratori e il fresco e verde respiro del carpino che adombra la “piazzetta dei ragazzi”, un luogo unico nel centro storico di Genova, il cortile dove a solleticare l’orecchio è il rumore gentile dello sfogliar delle pagine e della penna che percorre la carta. Risucchiato per un pugno di secondi nelle buie viscere di vico degli Scudai e vico Carlone, ritrovi la luce in via degli Orefici e quindi a sinistra in piazza Banchi; racchiusa alle spalle dell’antico porto di Genova e di piazza Caricamento (carico e scarico merci), era il cuore economico della superpotenza genovese.
Dal balcone della stramba chiesa di San Pietro in Banchi, rimani retto come un bacco (ché se non sei alto è scomodo poggiare i gomiti, il marmo giunge sino al petto…) a percorrere con lo sguardo la sagoma della splendida Loggia della Mercanzia costruita nel 1590 per le contrattazioni di merci e valute fra mercanti e affaristi; non c’è posto migliore di questo scomodo balcone per provare a stingere i colori e immaginare quel passato così lontano che ha segnato nel profondo la storia di questa città. Oggi, come d’un rio la foce, Banchi raccoglie a sé il ribollire della città vecchia, un passaggio costante fatto di lingue e pelli diverse che condividono il passo, il ritmo, le attese.
Scesi i gradini di San Pietro segui via al Ponte Reale e quindi a destra nella pancia di Sottoripa, dove tutto è tanto; i piccoli negozi vendono l’utile e l’inutile senza che faccia troppa differenza, le insegne si confondono e le antiche pietre assorbono gli odori da chissà quanti anni. Il mare arrivava a lambire i portici e i banchi esponevano ogni sorta di mercanzia proveniente dalle navi, quindi, da tutto il mondo. La parte “moderna” di Sottoripa lungo il perimetro di Caricamento lascia nuovamente spazio alla storia nell’ultimo tratto prima di svoltare, di fronte all’Acquario, in vico Pinelli e quindi nel catino di piazza Pinelli decorato dalle forme dell’omonimo palazzo. Supera piazza dell’Agnello e svolta a sinistra in piazza di San Pancrazio caratterizzata dalla chiesa tondeggiante, vagamente fallica, e dalla verde facciata del caseggiato a cui la gomma di un dio qualunque ha cancellato le finestre.
Sbucherai nella piazza di Fossatello, antico centro del sestiere di Pré; davanti a te la celebre via del Campo cantata da Fabrizio De André (Museo Via del Campo 29R). Dalla piazza imbocca via Lomellini sino alla casa natia di Giuseppe Mazzini (Museo del Risorgimento), filosofo e giornalista genovese, uno degli uomini chiave nell’impervio cammino della storia verso la nascita del Regno d’Italia. Proprio di fronte al bello e pulito ingresso del museo, vico degli Adorno conduce al “ghetto” conosciuto dai genovesi come “la zona dei trans”: due facce della stessa moneta, indissolubilmente saldate.
Una volta giunto in piazza della Nunziata, sì piccolo al cospetto della basilica della Santissima Annunziata del Vastato, risali lungo la nobile via Balbi, oggi zona universitaria di Genova. Al numero 4, il bucolico giardino di aranci nell’atrio della Facoltà di Lettere è come un massaggio ai piedi, tanto il piacere che infonde in ogni angolo del corpo.
Poco più in su il Palazzo Reale, con l’ampia balconata sull’antica via di Pré, la casbah, la zona della città prevalentemente abitata dai “nuovi genovesi”, i cittadini di origine nordafricana e senegalese. Prosegui in via Balbi sino all’archivolto, alla gola che tossisce i colori vivi delle facciate restaurate, tutte strette attorno agli antichi lavatoi, i truogoli di Santa Brigida. Alle tue spalle salita di Santa Brigida e l’arco logoro, teatro del sanguinoso evento dell’otto giugno 1976 quando un nucleo delle Brigate Rosse uccise in pieno giorno il Procuratore Generale della Repubblica di Genova Francesco Coco, insieme a due agenti delle forze dell’ordine. Sceso nuovamente in piazza della Nunziata raggiungi largo della Zecca e attraversa la galleria Giuseppe Garibaldi.
Sbucherai in piazza Portello a pochi passi, alla tua sinistra, dall’ingresso dell’ascensore Portello – Castelletto (0,90 euro il biglietto). “Quando mi sarò deciso d’andarci, in Paradiso ci andrò con l’ascensore di Castelletto”, scriveva il poeta Giorgio Caproni… Dalle viscere dell’inferno, il colpo di scena: incastonata come un diamante a mille facce dentro la cornice colorata d’ambra e verde della vetrata, eccola, la Superba, la Dominante dei mari. Sorvolerai con lo sguardo i palazzi di via Garibaldi, i grattacieli del centro moderno a protezione del fitto sciame di tetti della città vecchia dal quale spiccano i campanili delle Vigne e della Cattedrale, e alle sue spalle il colle di Sarzano con la torre degli Embriaci; e poi sul Porto Antico, sino alla Lanterna e oltre, verso i grattacieli di San Benigno e il caratteristico “Matitone”.
Con i polmoni pieni di stupore attraversa la Spianata di Castelletto (Belvedere Montaldo) per calarti nuovamente nelle budella della città lungo salita alla Spianata di Castelletto. La poesia, quella appena sussurrata all’orecchio, ti attende dietro l’angolo… quasi a prendersi gioco degli occhi, la Lanterna posa fiera fra i due palazzi, sottile e magnifica. E sembra impossibile credere che questo spettacolo sia frutto del caso, forse una licenza poetica, una pennellata folle e geniale, forse un senso più alto, che non mi è dato afferrare.
La discesa tra finestre adornate, foglie di viti e rampicanti, ti condurrà senza fretta alcuna in piazza della Meridiana e quindi, alla tua sinistra, nella regale via Garibaldi, i cui palazzi patrimonio dell’Umanità Unesco sono aperti al pubblico, i Musei di Strada Nuova fra cui Palazzo Tursi, sede istituzionale del Comune di Genova.
Via Garibaldi si apre alla città in piazza Fontane Marose, da qui puoi scendere in via Luccoli per immergerti nuovamente nella città vecchia. L’elegante caruggio merita un respiro profondo, e almeno un giro su te stesso, soprattutto all’altezza di piazza Luccoli prima di svoltare a sinistra in vico del Fieno e quindi, una volta in cima, a destra verso piazza San Matteo, il piccolo diamante bianco e nero della città, l’antico centro della famiglia Doria. Ora basterà imboccare salita allo Arcivescovato ai piedi della torre di Palazzo Ducale per tornare esattamente in quella piazza San Lorenzo da cui sei partito.
Gabriele Serpe
[Banchi, Nunziata, Panorama Centro Storico Genova foto di Daniele Orlandi]