MONUMENTO – PRIARUGGIA – CASTAGNA – PASSEGGIATA GARIBALDI (GENOVA NERVI) – CAPOLUNGO

A piedi: 6 ore
Mezzi pubblici: linee bus 15, 17


Genova Quarto al mare, scoglio di GaribaldiPercorri via V Maggio sino all’altezza di Villa Carrara (civico 81). Da questo scoglio nascosto sotto l’Aurelia, partì la missione dei mille di Garibaldi alla conquista della Sicilia e dell’Italia intera. La piccola scultura è l’omaggio riservato e sincero della città di Genova all’eroe dell’Unità d’Italia. Certo, nulla a che vedere con le fastose terrazze del Monumento di Quarto che dominano le acque dall’altra parte dell’insenatura. In occasione dell’anniversario dell’Unità, nel 2011, le terrazze si sono trasformate in un improbabile “altare della patria”. Sino a quel momento si trattava di un trasandato angolo di paradiso di cui i genovesi erano profondamente innamorati, ogni giorno (da aprile a settembre) centinaia di persone si raccoglievano alle tiepide luci dell’imbrunire: i fighetti con gli occhiali scuri insieme ai suonatori di bonghi con i lunghi rasta, fra l’odore misto di marjuana e salsedine; lo scenario, nonostante il restyling, rimane incantevole… con lo sguardo che si perde oltre la linea che divide cielo e mare per poi posarsi sul Capo di Santa Chiara e il campanile di Boccadasse.

Genova Quarto, Monumento piazzale CrispiSuperando piazzale Crispi e le terrazze del Monumento, proseguiamo lungo via V Maggio, lato mare. Il subbuglio delle acque sulla scogliera graffia il padiglione auricolare, un piacevole promemoria che aiuta noi genovesi a non dimenticare che tutto quello che deve accadere accade comunque e che il resto è questione umana. Poi, appena imboccata la prima curva di via V Maggio che introduce alla vista il borgo di Priaruggia, il subbuglio si placa e noterai più forte il rumore del traffico, la questione umana per eccellenza.
Passa sotto il ponte della ferrovia (viale des Geneys) e arrampicati per la stretta via Priaruggia, antica “creuza de ma”. I palazzi moderni si alternano alle piccole abitazioni, costruzioni secolari che invadono la strada, come all’altezza di villa Stalder, oggi asilo comunale. Il parco pubblico adiacente si nasconde nella pancia di cemento del quartiere di Quarto, l’oasi urbana che non ti aspetti. Prosegui la creuza, attraversa viale Pio VII e continua in via Priaruggia costeggiando le mura imponenti dell’antica villa Quartara.

Villa Quartara, Genova QuartoSulla tua destra una piccola scalinata ti permette di accedere al giardino della villa la cui prima edificazione risale al 1395. L’aria è tenue e sprigiona dolci fragranze, i rumori della città lontani anni luce, tanto da non credere di trovarsi a pochi metri da corso Europa, una delle arterie stradali più importanti della città. Si osserva il contrasto fra il bianco splendente del marmo e le verdi fronde spostando con il dito i rami del salice piangente; si scorgono, come briciole di storia a seccare al sole, i tre antichi archi che alla prima vista sembrano sussurrarti quanto non sia servito a nulla resistere agli anni… poi però, ancora leggibile, noti le parole di Orazio… “Oe tulit punctum/ qui miscuit/ utile dulci”: ha raggiunto la perfezione chi ha mescolato l’utile e il dolce.

Tornando alle nostre mura e proseguendo lungo il perimetro della villa, incontriamo via Romana della Castagna e, dopo pochi passi, la chiesa di S. Maria della Castagna costruita in epoca romanica. Stiamo infatti seguendo l’antico tracciato romano, il tratto a levante della strada che attraversava Genova per raggiungere Roma. I suggestivi lavatoi sul torrente, il piccolo salto d’acqua che scende verso il mare circondato dalla folta vegetazione, le costruzioni rurali che mostrano il sangue dei mattoni sono come gli strati delle rocce per gli speleologi, rivelano parentesi che il corso del tempo ha dimenticato di portar via con sé. L’esempio per eccellenza è villa Bianca che incontrerai alla tua sinistra subito dopo aver superato il bivio con via Ottolengo. Prosegui seguendo il tracciato che, superato il bivio con la ricca via Fabrizi, diventa via antica romana di Quinto, sino alla parrocchia di San Pietro.

Vista dal Monte Moro, Genova[Da qui è possibile risalire via al cimitero di Quinto, per raggiungere il sentiero che si arrampica sino alla cima del Monte Moro (408 m, 1 h circa di cammino) e termina, per i più coraggiosi, sulla vetta del Monte Fasce (832m, 2 h di cammino). E’ ovviamente consigliabile attrezzarsi per la camminata, non è certo il genere di percorso da affrontare in costume e infradito! Lungo il sentiero i bunker risalenti alla Seconda Guerra Mondiale e, passo dopo passo, vedute indimenticabili sulla città di Genova. Seduto sulla vetta del Moro, come da un pianeta lontano, nelle giornate terse l’occhio non ha ostacoli e sfiora la Corsica, l’Isola d’Elba… e le Alpi.]

Eravamo rimasti alla parrocchia di San Pietro… Prosegui in piazza Beata Paola Frassinetti, quindi in via Bolzano e a sinistra lungo la carrabile principale del quartiere di Quinto: via Gianelli. Torniamo a costeggiare il mare, a strapiombo su una delle spiagge più frequentate della città. D’ora in poi fatti pietra rotonda e lasciati cadere, e anche i passi incerti non sapranno fare altro se non condurti al mare. Ricordati sempre, prima di abbandonarti alle creuze di cui non è mai dato veder la fine, di alzare leggermente gli occhi… troverai l’orizzonte sospeso fra i palazzi come una corda per i panni, dimenticati a sventolare. Oppure, se vuoi barare, rifugiati dietro il civico 3 di via Gianelli, dove si nascondono i poeti prima di sparire, là dove il sale cancella i colori e scrosta gli intonaci… E se oggi nella tua testa c’è qualcosa a cui non avevi intenzione di pensare, pensaci.

Genova Quinto, BagnaraGenova Quinto, veduta dal civico 3 di via Gianelli

 

 

 

 

 

 

Il ponte fra via Gianelli e via Murcarolo segna il confine fra i quartieri Quinto e Nervi. Il belvedere Trabucco dinanzi a te è la rampa di lancio verso il non immaginabile, mentre alle tue spalle via Drago è la rampa di lancio verso l’apparentemente inutile, quello che merita d’esser sfiorato, avanti e indietro. Prosegui in via Murcarolo e imbocca via Andrea Provana di Leyni, superato l’antico collegio Emiliani, scendi al porticciolo di Nervi. Attraversa gli schiamazzi dei più piccini, le esortazioni in dialetto degli abitanti canuti e prendi la passeggiata Anita Garibaldi, senza fretta però. Trova il tempo (solitamente lui si nasconde dietro una targa scolorita datata 1889 proprio all’inizio della passeggiata) per scendere in prima fila a goder della messa in scena: superata la quarta panchina azzurra (quel colore ti rimarrà impresso), sarà una scalinata ad accompagnarti sino alla tua poltroncina in mezzo al mare dove ogni cosa sembra essere esattamente al suo posto. A questo punto, ti auguro una lenta percorrenza lungo la celebre passeggiata, lentissima, sempre più lenta sino a Capolungo…

Genova Nervi, passeggiata Anita GaribaldiDell’uomo con le tempie al vento ti sembrerà di vedere solo il corpo, che la mente è nella ventiquattrore. Del tizio che fa jogging apprezzerai la fatica e il turista che scruta le cartoline attento a non dare troppo nell’occhio non attirerà la tua attenzione. Saranno due giovani innamorati, con il sedere pesante sulla panchina colorata di cielo… che a immaginarli seduti su una nuvola non cambierebbe il loro sguardo, né il desiderio di amarsi.

Parchi di NerviSuperato il bivio con via Serra Gropallo, costeggia le antiche mura (oggi utili soltanto a nascondere la ferrovia) delle ville, con gli alti pini marittimi e i cipressi a dominare la passeggiata, testimoni di una promessa che pare sospesa in eterno. Se sarai curioso abbastanza, troverai dietro le mura marmi scolpiti, confusi dai moderni pennarelli, e le grate arrugginite a dividere l’occhio dal mare, una suggestione non certo da cartolina, ma degna del più ubriaco dei sonetti di Baudelaire.
Le ville oltre i binari, un tempo proprietà delle nobili famiglie genovesi, sono oggi 92000 m2 di parco urbano. L’accesso a Villa Grimaldi introduce ai Parchi di Nervi, poco prima di raggiungere Capolungo, con il promontorio di Portofino e le “case a mucchio” di Camogli ad invadere la vista oltre l’azzurra ringhiera.

Dalla piccola spiaggia di Capolungo, dove termina la passeggiata Anita Garibaldi, sale l’antica creuza (nel primo tratto via Romero) per raggiungere a piedi la frazione di Sant’Ilario, ultimo quartiere di Genova prima del confine con Bogliasco. Non temere, il tragitto non sarà esattamente da mani in tasca e fischio, ma non sarà neanche così lungo (20 min circa). Superata la vecchia stazione (quella di Bocca di Rosa…) e attraversata l’Aurelia, la creuza prende il nome di via Inferiore alla Chiesa di Sant’Ilario, poi scalinata alla Chiesa di Sant’Ilario, fra le lussuose dimore e le antiche costruzioni (incantevole il minuto edificio religioso all’inizio della scalinata) sino alla chiesa medievale la cui facciata venne restaurata nel ‘900.

Sant'Ilario, Genova NerviLe creuze proseguono sino all’incanto rurale delle vecchie abitazioni di Sant’Ilario. Sali da via dei Tasso, alle spalle della chiesa.
Come le fauci di un leone, s’aprono le distanze che l’occhio umano non sa misurare… in picchiata verticale, come le parole di getto o la freccia dall’arco, quando non serve a niente prendere la mira. La salita è premiata dal suono del passo che colpisce le pietre, non c’è rumore che non sia vento, pioggia, acqua; lassù non si è fuggiti dalla vita, si è invece cercato di accoglierla, nel tentativo di assomigliarle, almeno un po’. E quel che resta del pianeta è il ferro contro ferro dei treni a valle o il rombo di un aeroplano, quel che resta, rimane lontano.

Gabriele Serpe
[foto di Daniele Orlandi]