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Val Polcevera: il Garbo, Begato e la Madonna della Guardia

Idee e consigli per visitare la Val Polcevera a piedi seguendo i suoi antichi sentieri o con i mezzi pubblici. Alla scoperta dell'entroterra, Rivarolo, Begato, Coronata e Murta
Val Polcevera, Genova

Per visitare la Val Polcevera a piedi o utilizzando il trasporto pubblico, un ottimo punto di partenza è il Santuario di Nostra Signora del Garbo che si trova sulle alture dell’entroterra genovese sopra il quartiere di Rivarolo.

La valle del torrente Polcevera che si distende sino alla Valle Scrivia ben oltre i confini cittadini, si apre alla vista dal ponte di Cornigliano collegamento fra l’omonimo quartiere (emblema sin dagli anni ’50 del processo di industrializzazione del litorale ponentino, vai all’approfondimento storico) e l’abitato di Sampierdarena. Dal ponte di Cornigliano puoi raggiungere il Santuario del Garbo prendendo la linea 7 (in via Paolo Reti) sino alla fermata Brin della metropolitana e poi la linea 270 sino a via Vezzani, all’altezza del campo sportivo Torbella. Da qui puoi proseguire a piedi in via al Garbo (in alternativa si può prendere la linea 57 da via Rossini di fronte a Piazza Pallavicini), le mura dei Forti Begato e Sperone dominano il paesaggio dal crinale. Il santuario del Garbo sorge su un poggio proteso verso la valle in posizione panoramica; il nome deriva dalla voce dialettale “garbo” che significa “buco” in quanto, secondo la leggenda del XIV secolo, un bimbo, mentre giocava con i compagni, trovò nella cavità di un albero di castagno una piccola immagine della Madonna. L’attuale chiesa ad unica navata risale al XVII secolo. A pochi passi dalla chiesa, nell’ex scuola elementare, si trova il Museo di storia e cultura contadina. Qui sono esposti attrezzi usati dal mondo contadino delle Valli Polcevera, Scrivia, Brevenna o provenienti da altre località della Liguria. Attraverso gli attrezzi esposti, le didascalie, la documentazione fotografica, i frequenti rimandi alle colture agricole liguri, diverse da zona a zona, è possibile avere un’idea d’insieme della straordinaria vitalità della cultura contadina di questa valle (vai all’approfondimento storico).

Poco distante dal Garbo (1h circa di cammino dal Museo di storia e cultura contadina), l’antico paese di Begato si può raggiungere a piedi seguendo il percorso salita al Garbo, via ai Piani di Fregoso e via Begato oppure con i mezzi pubblici da via Vezzani nel quartiere di Rivarolo (linea 270 e poi 272 all’incrocio con via Negrotto Cambiaso). Da Begato si giunge sulla costa di Rivarolo, lasciandosi sulla sinistra la chiesa di San Giovanni Battista della Costa. La strada continua a salire e, sullo sfondo, la massiccia torre del Forte Puin si fa sempre più vicina, fin quando si arriva sulla piazzetta del paese, chiusa tra le case e dominata dalla parrocchia di Santa Caterina, citata nel 1582 e ricostruita ad una navata nel 1879. Dal piazzale della chiesa salendo la vecchia mulattiera ci si arrampica sulla costa in mezzo a piccole abitazioni, orti, boschi e sentieri che mantengono l’aspetto di un tempo.

Il borgo di Coronata

Tenendo sempre il ponte di Cornigliano come riferimento, un altro itinerario interessante è quello per il borgo di Coronata. Si parte da piazza Massena e quindi via Coronata per arrampicarti sino all’antico insediamento dominato dall’omonimo santuario e caratterizzato da una splendida vista sulla città. La collina fu sede di coltivazioni viticole da cui si ricavava un vino famoso nell’antichità (citato nel 1532), la cosiddetta bianchetta di coronata; sui terreni retrostanti la collina resiste ancora qualche vigneto dal quale si ricava il prestigioso vino.

All’inizio di corso Perrone, invece, in direzione Cornigliano, sul fianco della collina di Coronata sopra l’attuale sede della Fondazione Ansaldo, si trovano la chiesa di San Nicolò del Boschetto e la monumentale abbazia, un complesso di grande valore storico (1311) che ebbe lasciti dai nobili Grimaldi, Lercari, Doria, Spinola e fu da essi scelto come luogo di sepoltura.

Dall’antico paese di Murta al Santuario della Madonna della Guardia

Proseguendo corso Perrone (linea 63), si può visitare il borgo rurale di Murta e il santuario della Madonna della Guardia. Il nucleo originale di Murta si trova quasi al culmine della collina omonima e si raggiunge a piedi imboccando salita inferiore di Murta da via Polonio (è possibile prendere la linea 74 da via Custo in prossimità della stazione ferroviaria di Bolzaneto). Le minute case sono aggruppate attorno alla chiesa di San Martino, della quale si hanno notizie nel 1143. Oggi il borgo è famoso in tutta la città per i piatti tipici a base di zucca.

Superato il bivio con salita inferiore di Murta, inizia la strada carrabile che dalla località Geo di Bolzaneto conduce al monte Figogna, dove sorge il santuario della Madonna della Guardia, 40 min circa con i mezzi pubblici. Ma per i genovesi la Guardia è una meta da raggiungere rigorosamente a piedi. Dalla località Geo parte un cammino di circa 2 ore e mezza verso il Santuario. Nel primo tratto si chiama Vecchia Salita per la Madonna della Guardia. Il cammino passa per la piccola chiesa di San Bernardo e la cappella di San Pantaleo. Da lassù il panorama è spettacolare sulla valle e sulla città, una distesa azzurra sino alla Corsica, da levare il fiato. L’attuale chiesa fu costruita a partire dal 1879 e inaugurata nel 1890. Il nome del santuario deriva dal primitivo toponimo “guardia” perché, nel medioevo, sulla vetta della montagna fu costruita una torre di guardia e di segnalazione.

Sant’Olcese

Scendendo dal borgo di Murta, invece, si può partire con i mezzi pubblici per visitare il paese di Sant’Olcese, facilmente raggiungibile con le corriere in partenza dalla stazione FS di Bolzaneto, a pochi passi dal bivio per Murta (basta attraversare il Polcevera percorrendo il ponte S. Francesco). Il mezzo ideale per arrivare al paese, però, è la ferrovia Genova-Casella e lo storico trenino che parte dalla stazione alle spalle di piazza Manin nel centro cittadino (vedi percorso 7). La ferrovia, superata la Val Bisagno dal valico di Trensasco in poi, affianca il tracciato della via del sale in Val Polcevera, antico percorso dal quale transitava la merce che affluiva nel porto di Genova, avviata a dorso di mulo verso l’entroterra.

 

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