PORTO ANTICO – PEGLI – VILLA PALLAVICINI – VAL VARENNA
A piedi: 3 ore (Porto Antico – Pegli) / 4 ore e 30 min (percorso completo)
Mezzi pubblici: linee bus 1,71 / Navebus
Dal Porto Antico prendi la Navebus direzione Pegli. Il tragitto in nave (30 min di percorrenza) è un’esperienza unica, affascinante. Genova vista dal mare, lungo la diga foranea che segna il confine della città a sud e protegge dalle onde le banchine dell’immenso porto che con i suoi 22 km di lunghezza è il maggiore scalo industriale e commerciale italiano e fra i più importanti a livello europeo.
Sceso al molo di Pegli, sarà l’ottagonale cupola rosa della chiesa di Santa Maria Immacolata a impadronirsi della scena. Percorri il lungomare sino a svoltare a destra in vico Sinope, sopra la tua testa le caratteristiche persiane verdi “alla genovese” aperte ad accogliere la brezza in quello che viene definito “paese delle due primavere” per il suo clima, fra i migliori in tutta la Liguria. Ecco viale Ignazio Pallavicini, alla tua sinistra la stazione FS e l’ingresso alla Villa Durazzo Pallavicini, dietro di te le case disegnate a matita che, come edera, si arrampicano sulla cupola della chiesa. In ogni angolo i bergamotti, nella stagione della maturazione, abbandonano i frutti amari e succosi all’asfalto che non può e non sa apprezzare.
Prima di guadagnare l’ingresso alla Villa Durazzo Pallavicini, fai che sia il piccolo ponte all’interno della stazione sopra il ferroso fiume ad attirare la tua attenzione; là sopra si può attendere la bellezza per lunghi istanti, fra il via vai delle persone… una volta raccolta ti sembrerà di sentirla sussurrare: «… adesso fai che non sia nessun anno, ricomincia da capo».
La Villa si raggiunge percorrendo un lungo viale che si distende fra gli alti palazzi e che scorta i pensieri sino ai piedi della chiesa dei Santi Martino e Benedetto e del Palazzo Pallavicini sede del museo di Archeologia Ligure da cui scendono anonimi i gradini verso il cuore della villa; predisposto al labirinto, lo scopo è perderti.
Il “viale classico” scavalca l’autostrada, con la sottile lingua d’acqua che sgorga dalla fontana e che più ti avvicini con l’orecchio e più è forte il contrasto con gli indemoniati pneumatici. Potrai dar pace all’udito una volta superato l’arco del trionfo, osservando la fitta vegetazione da una piccola finestra in legno nella “casa dell’eremita”, e poi al cospetto dell’incantevole lago con il tempietto di Diana al centro, che i pendenti e nerboruti rami del Cedro del Libano e della Canfora cinese tentano in ogni modo di sfiorare, senza mai riuscirci. La cura approssimativa del luogo, i segni neri dell’umido sui marmi e i rovi che schizzano dalle siepi conferiscono al paesaggio quel sapore affascinante di eden stuprato, violato, come l’urlo liberatorio strozzato in gola o il piacevole amaro in bocca del bastoncino di liquirizia.
Abbandonata la villa, prosegui a sinistra in viale Pallavicini e poi ancora a sinistra in via Opisso. Qui attendi la linea 71 per raggiungere l’antico mulino di via Varenna, il “Molino di Pegli” che da tempi immemori produce la farina di ceci più buona di Genova. Scendi due fermate dopo l’antico ponte in pietra (a piedi da via Opisso 15 min circa) e ti sembrerà di essere in aperta campagna, non certo in un quartiere di una città di 600.000 abitanti… Ora imbocca via Granara e alla tua sinistra ecco il Molino e lo scenario bucolico di passo De Rossi.
Dalle 7 alle 16, dal lunedì al venerdì, il mulino è in funzione. E’ bene ricordare che non si tratta di un museo, bensì di un’azienda artigianale in piena attività; le persone che troverai al mulino non sono lì per farti da guida turistica… stanno lavorando! Chiedendo gentilmente riuscirai magari a fare una breve visita per osservare da vicino la lavorazione di un prodotto che caratterizza questi luoghi da tantissimi anni. Potrai acquistarne anche una piccola scorta nell’alimentari sito al civico 7 della via Granara. Una cosa è certa, la gentilezza da queste parti è una virtù per niente rara…
[Pegli, foto di Diego Arbore]
[Villa Pallavicini, foto di Daniele Orlandi]